Salvare il ponte Morandi è la scelta giusta?
Il ripristino del ponte Morandi tra dubbi e incertezze
A quattro mesi dalla tragedia, la vicenda del Ponte Morandi torna a far parlare di sé.
Ripercorriamo insieme gli avvenimenti che hanno portato alla decisione degli ultimi giorni.
Gli avvenimenti
Genova, martedì 14 agosto 2018
Martedì 14 agosto 2018 una sezione di circa 200 metri del Viadotto del Polcevera di Genova, noto anche come Ponte Morandi, crolla alle ore 11:36.
Al momento del crollo si trovano sul ponte 35 auto e 3 camion.
Il bilancio della tragedia è di 43 vittime e 14 feriti.
L’area attorno ai piloni rimasti in piedi viene evacuata per precauzione, con un totale di più di 600 sfollati.
Il ritiro della concessione alla società Autostrade per l’Italia
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, con l’appoggio del Ministro del Lavoro Luigi di Maio e del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha annunciato inizialmente il ritiro della concessione alla società Autostrade per l’Italia.
Successivamente però è stato deciso che una commissione del MIT farà luce sulle responsabilità insieme alla Procura di Genova, che attualmente indaga (a carico di ignoti) per disastro colposo, omicidio plurimo e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Il crollo del ponte ha creato particolari disagi alla viabilità, inoltre le macerie cadute sul letto del Polcevera potrebbero costituire una diga artificiale, che in caso di alluvione, potrebbe portare all’esondazione del torrente.
Il Ponte Morandi può essere salvato e ripristinato?
In molti si sono pronunciati a riguardo, prendendo posizioni spesso contrastanti o diametralmente opposte.
C’è chi sostiene che il ponte debba essere completamente demolito per far posto ad un progetto di viabilità urbana completamente diverso e chi invece ritiene ci sia ancora la possibilità di salvarlo e ripristinarlo.
Ovviamente, la questione principale è relativa alla necessità di ripristinare il ponte di Riccardo Morandi garantendo un’infrastruttura sicura alla città di Genova.
Le indagini proseguono, ma nel frattempo, nel mondo accademico e non solo, c’è un consenso abbastanza generale sul fatto che la struttura possa essere ancora salvata.
Negli ultimi decenni, la conoscenza dei materiali edili si è sviluppata notevolmente, ed ha permesso al settore del cemento e del calcestruzzo di mettere a disposizione materiali in grado di garantire solidità e durabilità mai viste prima.
La ricerca ha consentito di perfezionare i materiali impiegati nell’edilizia, tra cui il calcestruzzo, raggiungendo capacità di resistenza tali da poterlo impiegare anche per opere particolarmente complesse come, per l’appunto, il ponte Morandi.
Grazie a questo sviluppo è stato inoltre possibile abbattere tempi e costi delle opere.
Tutti gli elementi in gioco
In una situazione in cui le condizioni della parte ancora esistente del ponte (moncone est ed ovest) lo permettano, la soluzione migliore sarebbe quella di ripristinarlo.
D’altra parte, la possibilità di demolire la struttura restante, per ricostruire un ponte completamente nuovo o per far posto ad un progetto urbanistico diverso, avrebbe un forte impatto sia ambientale che economico.
Bisogna considerare inoltre che mettere in sicurezza la struttura e ripristinarne la funzionalità totale consentirebbe di terminare in tempi più brevi rispetto alla demolizione completa.
Nonostante non sia un fattore determinante, bisogna valutare anche il valore culturale di questa importante decisione.
Il Ponte Morandi è ed è stato un simbolo, non solo per la città di Genova, ma per l’Italia intera; negli anni Sessanta questo progetto seppe stupire il mondo intero, mostrando le potenzialità della progettazione e della realizzazione di infrastrutture in calcestruzzo italiana.
Infine, bisogna analizzare attentamente se e come le procedure attualmente in essere consentano una possibile riduzione dei tempi.
In questo senso, lo studio di fattibilità tecnico-economica è la fase più importante, poiché ha il compito di operare scelte, confrontare, valutare vantaggi e svantaggi delle alternative e delle varianti, sottoporle al dibattito pubblico ed iniziare infine il processo di approvazione formale.
Più questo studio sarà approfondito e sarà capace di considerare tutte le possibili alternative, più si potrà ridurre i tempi della progettazione e dell’esecuzione effettiva dei lavori.
Che si decida di demolirlo o di ripristinarlo, il progetto andrà comunque a ridisegnare una parte importante della città di Genova e un elemento imprescindibile della viabilità, non solo della regione Liguria, ma dell’intero paese.
La decisione finale
Il ponte Morandi si salverà.
Questa la decisione finale presa al termine delle analisi preliminari svolte.
La procura di Genova ha firmato l’autorizzazione allo smontaggio del moncone ovest, consentendo quindi di partire con la demolizione.
Si resta però in attesa per quanto riguarda la nomina di chi ricostruirà il ponte.
Ad annunciare l’imminente pubblicazione del decreto è stato direttamente il commissario Marco Bucci.
Per l’inizio dei lavori ci vorranno però ancora 10 giorni, forse due settimane; il problema principale sono le condizioni atmosferiche.
Dopo la demolizione del moncone ovest si vedrà come procedere per quello est, sostiene il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, il quale sottolinea anche che: “Il via libera solo alla demolizione del troncone lato Savona e non a tutto il viadotto non causa incertezza perché si tratta di tempi e modalità di intervento diversi”.
Lo smantellamento del moncone ovest di Ponte Morandi sarà una demolizione “con controllo della procura”.
In pratica ogni pezzo che verrà rimosso sarà sottoposto al vaglio dei consulenti della procura per valutare se sia utile come prova o se possa essere smaltito.
Il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci confermano che, se per la parte ovest del moncone del ponte Morandi si procederà attraverso un sistema di smontaggio meccanico, per quella est, sopra le case, ci saranno più sistemi che opereranno simultaneamente.
Per la parte del moncone est saranno impiegate sei strutture metalliche che metteranno in sicurezza il ponte, dopodiché si potrà procedere con la bonifica dell’amianto. Infine, si potranno demolire le case (un numero che oscilla tra 50 e 120).
Non appena verrà messo in sicurezza il ponte, sarà riaperta la via sottostante.